L’ AGGIUSTATUTTO
La verità è che nessuno ti ascolta mai davvero, uno dei motivi è la sindrome dell’aggiustatutto
Sei con un’amica che non vedi da un po’, vi salutate e senti che è il momento di parlarle di quella cosa che ti sta a cuore e per la quale hai bisogno di essere ascoltata, accolta e compresa.
Inizi a tirare fuori le parole… ma tempo 2 minuti (se sei fortunata) e iniziano ad arrivare suggerimenti, idee, opinioni non richieste.
Non solo comincia a parlarti sopra, ma pretende di sapere meglio di te come ti senti e cosa dovresti fare per non sentirti più così.
Dimmi la verità, la scena ti è familiare vero?
E, probabilmente leggendo ti sei accorta che è quello che anche tu fai quando qualcuno ti parla.
Lo facciamo tutte, io compresa.
Perché dobbiamo sempre dire come la pensiamo (e sentircelo dire)?
Noi esseri umani non riusciamo a stare nell’incertezza, nella frustrazione e nel problema: abbiamo un atavico e innato bisogno di sentirci al sicuro. E per essere al sicuro ci servono soluzioni immediate, facili, veloci.
Soprattutto, non possiamo permetterci di relazionarci con qualcuno le cui idee o vissuti possano mettere in discussione le nostre credenze e la nostra (presunta) abilità di uscire dai pericoli.
Si tratta di sopravvivenza.
E allora mettiamo in atto quella che possiamo chiamare personalità dell’aggiustatutto: per ogni problema, noi abbiamo la soluzione.
Ma si tratta di una maschera, di un inganno.
Il triangolo drammatico e l’aggiustatutto
Esiste in psicologia quello che si chiama Triangolo Drammatico che descrive i ruoli delle interazioni umane disfunzionali.
Vediamolo insieme:
Qui i ruoli possibili sono 3, uno per ciascun vertice:
- la Vittima è la persona che si concentra su quello che manca e trova sempre giustificazioni (esterne) per quel che le accade. In questo modo, catalizza l’attenzione degli altri due su di sé e si rende dipendente da un’altra persona (qualcuno che la deve sgridare o salvare)
- il Persecutore è la persona che giudica, non dà riconoscimento, nota errori e mancanze ed infierisce, è sempre critica e non fa altro che denigrare e non dare alcun aiuto. Questo personaggio pensa così di spronare le persone, ma lo fa per un tornaconto personale: sentirsi nel giusto.
- il Salvatore è la persona che si prende la responsabilità per cose che non lo riguardano, deresponsabilizzando la Vittima e rendendola in questo modo dipendente da lui che le risolve i problemi. Pensa di essere buono, ma lo fa per un tornaconto personale (il suo sentirsi moralmente superiore). Si sente frustrato e in colpa se non riesce a salvare gli altri.
Quando facciamo gli aggiustatutto, pensiamo di essere nel ruolo del Salvatore correndo in soccorso di quella che è la Vittima nella situazione (nell’esempio di prima, è quello che fa la nostra amica con noi).
Ma il confine tra il ruolo di Salvatore e quello di Persecutore non è sempre così chiaro e definito come potremmo immaginare.
Quel che non cambia, invece, è considerare l’altra persona, la Vittima, non in grado di potersela cavare da sola.
Se potessimo tornare indietro e non avere davanti un aggiustatutto
Ritorniamo all’esempio di prima.
Sei lì in chiacchiere con la tua amica e finalmente senti che è il momento di parlarle di quella cosa che ti sta a cuore, per la quale hai bisogno di essere ascoltata, accolta e compresa.
Così inizi a tirare fuori le parole, che scivolano una dopo l’altra dipanando una situazione che, mentre stava solo nella tua mente, era molto ingarbugliata ma adesso che stai raccontando, stai mettendo ordine a pensieri e parole, la tua amica è lì per te, attenta e partecipe e non aggiunge nulla di suo.
Come ti sentiresti?
Provo a dirtelo io.
Ti senti ascoltata, accolta e compresa, vero?
E sai cosa accade quando ti senti così ascoltata? Che tra una parola e l’altra, arriva la soluzione: ce l’hai avuta davanti agli occhi per tutto il tempo, ma era nascosta dal groviglio di pensieri e qualcosa in te la temeva un pochino, per questo ti faceva stare male.
Ma ora senti di avere una risposta giusta per te in questo momento.
Quando gli altri parlano sopra le nostre parole o ci danno subito il loro punto di vista e i loro consigli la confusione aumenta, ci sentiamo frustrati e con questo stato d’animo la soluzione difficilmente arriva.
Per uscire dal triangolo drammatico e trovare soluzioni buone per te, bisogna riprendersi la responsabilità dei propri pensieri e delle proprie azioni e imparare ad ascoltare gli altri (e noi stessi) con attenzione e presenza, togliendoci dalla posizione dell’aggiustatutto e rientrando in quella dell’essere umano che “sta con”.